Archivio | agosto, 2006

Parto. Anzi fuggo.

7 Ago

E vado talmente di fretta che non ho neanche il tempo di postare! Comunque, se avete bisogno di me… sono in Africa! Muahahahah!!!!

Guarda il video dell’anno scorso!

Per gli altri video… aspettate il mio ritorno! Buone vacanze a tutti!

Gisella

La fiera del surreale. A volte ritorna.

2 Ago

Ci sono alcuni fenomeni che, ben lungi dal fuggire verso esotici lidi, in questi giorni sembrano concentrarsi esattamente all’interno del mio campo visivo. La mia personale collezione di aneddoti surreali, a quanto pare, è destinata ad ampliarsi esponenzialmente e illimitatamente!

E sia. Non ho fatto in tempo a mettere il naso fuori da Torino. Nel momento stesso in cui ho deciso che forse era arrivato il momento di dimenticare – almeno momentaneamente – le varie paturnie lavorative & universitarie. E di godermi il meritato riposo. Ecco che ho ricominciato a trovarmi circondata da scenari da sit-com.

Non posso farne a meno. E’ evidente. Sono e continuerò ad essere il solito catalizzatore di eventi assolutamente improbabili. E, sinceramente, non sto neanche a chiedermi da cosa dipenda. Ne prendo atto. Annoto. E riferisco.

Scenario Surreale Uno:
LA BIGLIETTAIA

Mi trovavo, qualche giorno fa, in un piccolo paese del centro Italia. Sarò sincera. Era un pezzo che non mi muovevo dal "profondo nord", se non per migrare ancora più a settentrione. O decisamente al di sotto dell’equatore. Ma questa è un’altra storia.

Comunque. Ovviamente, dopo qualche giorno, è scattata l’ora di tornare alla base. Sicura di me stessa e del mio potere d’acquisto, vado alla stazione. Mi metto in coda davanti alla biglietteria. E aspetto pazientemente e ordinatamente il mio turno.

Gente che viene, gente che va. Gente che cerca di superare impunemente. Gente che non riesce a raccapezzarsi tra le molteplici opzioni di viaggio, gentilmente offerte dalle ferrovie di Stato. Insomma. Niente di nuovo sotto il sole.

Arriva il mio turno. Finalmente. Mi avvicino alla cassa. E chiedo un tranquillissimo bliglietto per Turìn. La bigliettaia – una tizia enorme e scarmigliata – comincia a FAR FINTA di digitare furiosamente sul suo terminale. Poi alza gli occhi. Falsamente contrita.

"No. Me spiasce. Pè Ttorino nun scè più pposto".
"Ma – rispondo io – non dico proprio sul primo treno, nè… va bene a qualsiasi ora, nel corso della giornata!"
"Mah – sempre più falsamente contrita, la bilgiettaia continua a FAR FINTA di digitare sul suo terminale – …".
"Allora. Novità?"
"Sull’Intessìti… nun scè più pposto. Sull’Eurostàrre… nun scè più pposto. Er reggionale… nun va bbene…".
"Scusi. Ma neanche il regionale?!?!"
"Senda – conclude la bigliettaia – se proppio vole partì, ce deve dare 10 euri ar capotreno. Se ce dà 10 euri, lui forse un posto ce lo trova!" 

"Come, scusi?"
"…".
"No guardi. Grazie lo stesso. Ma preferisco tornare a piedi. A Torino".

Vi prego. Ditemi che non è normale!!!

Scenario Surreale Due:
L’EQUILIBRIO GLOBALE

Sorvolo sul come io sia riuscita a rimettere piede sul sabaudo suolo. Che poi. Non è stato neppure così complicato. Quello che mi preme sottolineare è che, quella sera, sebbene fossi di nuovo tra mura familiari, la fiera del surreale ha continuato a perseguitarmi.

Rientrata a casa, mi sono trovata davanti una lettera. Voglio dire. Una lettera vera. Chiusa in una busta. Affrancata. E, sorprendentemente, il mittente non era la banca. Una rarità. Antiquariato puro.

Era una bella sorpresa, in realtà. La busta proveniva da Ima, la mia amica tanzaniana! Non sono mai stata così solerte ad aprire e leggere una lettera. Veramente. Ima è ancora lì, in una missione in mezzo alla savana. A quanto pare sta bene. E questa è già una fantastica notizia. Ha perfino ricevuto i regali che le ho mandato qualche mese fa. Notevole!

E, inaspettatamente (o, forse, neanche poi tanto), ha guardato la finale dei mondiali con le sue amiche! Insomma… mi ha raccontato un po’ di come era l’atmosfera durante la partita. Lì in Tanzania, voglio dire. 

Avete presente quando si dice che nel mondo devono esserci alcuni equilibri che vanno mantenuti? Bene. Mentre io, durante la finale, urlavo le peggio cose verso il maxischermo, con una birra in mano… Ima, in una casetta in mezzo al nulla, pregava pacatamente affinchè Dio desse a Buffon la forza di parare!

Come dire. C’è chi tira giù i santi. E chi – per fortuna – li riappende in cielo ad uno ad uno!